domenica 27 settembre 2009

J. CONRAD – La linea d'ombra

  • I diciotto mesi trascorsi, così pieni di esperienze nuove e varie, mi apparivano come uno spreco di tempo, monotoni e prosaici. Avevo l'impressione – come dire? - di non poter ricavare da essi alcuna verità.

    Che verità? Spiegarlo sarebbe stata un'ardua impresa. Probabilmente, messo alle strette, sarei scoppiato in lacrime. Ero ancora abbastanza giovane per farlo.

  • Di colpo avvampai d'ira: si può comprendere come una tal domanda risultasse esasperante, visto che non sapevo cosa rispondere. Dovevo chiudere la bocca a quel moralista, mi dissi; e ad alta voce gli chiesi, con cortesia provocatoria. “Perché?... disapprovate?”

  • Gli dissi che non desideravo più parlare di ciò che era passato e finito. Finché era durato era stato bello, ma adesso era acqua passata e preferivo non parlarne né pensarci.
  • “Non avete compreso cosa intendevo.”

    “Davvero? Sono contento di sentirvelo dire” risposi.

  • Tutta la vicenda rafforzava in me quell'oscuro sentimento della vita come uno spreco di giorni, che, affiorando appena alla coscienza, m'aveva condotto a sbaraccare la mia comoda cuccetta, ad allontanarmi da compagni graditi, per sfuggire alla minaccia di vuotezza... e ritrovarmi l'inanità davanti alla prima svolta.

  • Qui v'era alcunché d'inatteso, e abbastanza originale da essere affatto incomprensibile.

  • Ma il senso dell'assurdo cominciava a esercitare il suo ben noto fascino

  • Poiché, se quelle parole non mi fossero sfuggite di bocca (la volontà non ebbe alcuna parte in questo), la mia esistenza sarebbe stata egualmente quella di un uomo di mare, non v'è dubbio, ma avrebbe preso una strada che all'oggi non riesco a immaginare nemmeno un po'.

    No. la volontà non ebbe alcuna parte in questo.

  • Temo proprio che l'umana natura non sia cosa bellissima sotto tutti gli aspetti. Ha i suoi lati brutti.

  • La curiosità può essere un sentimento proprio selvaggio, a volte.

  • Ma quell'uomo non era in grado di tener testa a qualcuno o qualcosa. Forse l'abitudine alla droga o le bevute solitarie.

  • Fu uno strillo di confessione, cinico e soltanto fievole, pietosamente fievole.

  • [...] considerava se stesso come una specie di emanazione (pagana) della divinità [...]

  • M'accorsi che la mia immaginativa aveva percorso sempre strade convenzionali, e che le mie speranze erano sempre state una merce incolore.

  • Era la prima volta che qualcuno tentava di nuocermi, o almeno la prima che me ne rendevo conto. Ed ero ancora abbastanza giovane, ancora troppo su quel lato della linea d'ombra, per non essere sorpreso e indignato di fronte a simili fatti.

  • Alzai gli occhi stupito. Ma in realtà la cosa mi lasciò indifferente.

  • “Senti senti” dissi senza emozione. “In ogni caso non mi sembra molto adatto a stare al mondo.”

  • Ciò di cui avevo veramente bisogno era di restare solo per un po'.

  • Avrei dovuto essere confuso dallo sbalordimento. Invece non lo ero. Ero proprio come i personaggi delle fiabe che nulla riesce a sbalordire. Quando da una zucca viene fatta sortire una carrozza di lusso equipaggiata di tutto punto per portarla al ballo, cenerentola non batte ciglio. Vi entra tranquillamente e parte verso la fortuna che l'attende.

  • Non avevo mai sospettato la sua esistenza. Non sapevo che aspetto avesse, avevo soltanto udito di sfuggita il suo nome, e tuttavia noi eravamo indissolubilmente uniti per una certa parte del nostro futuro, si trattasse di affondare o di stare a galla assieme.

  • Vissi un momento delizioso. E unico. Balzando in piedi, mi diedi a camminare avanti e indietro per la stanza.

  • “Un idiota [...] può essere pericoloso”. [...]“proprio perché è un idiota”[...]

  • “Ma quel tale non mi sembra del tutto sano nella testa. Anzi, deve essere proprio matto.”

    “Per quello, io credo che in questo mondo lo siamo tutti un pochino.” annunciò tranquillamente.

  • Ero come un innamorato che si separa a un incontro. L'ostilità degli uomini non mi toccava né punto né poco.

  • [...] ogni timore svanì. Sparì fulmineamente, come un cattivo sogno. Con l'unica differenza che un sogno non lascia dietro di sé un senso di vergogna, mentre io provai una momentanea vergogna per i miei indegni sospetti.

  • Quel sentimento di vuotezza della vita che mi aveva reso tanto inquieto negli ultimi mesi perse la sua amara plausibilità, la sua mala influenza, dissolto in un flusso di liete emozioni.

  • [...] qualsiasi cosa intendesse dire, qualsiasi cosa pensasse di lei, sapevo che la mia nave – al pari di certe donne rare – era una di quelle creature la cui semplice esistenza è sufficiente a ispirare un disinteressato piacere. Si sente che è bello essere nel mondo dove c'è lei.

  • “Anche tu,” pareva dicesse “anche tu proverai il gusto di quella pace e irrequietezza, nella vigile intimità con te stesso, oscuro come noi fummo oscuri, ma sovrano di fronte a tutti i venti e tutti i mari, in un'immensità che non trattiene tracce, non preserva memorie, e non fa conto delle nostre vite.”

  • V'era un che di orrendo nell'idea che lei avesse incarnato l'ultimo riflesso del mondo delle passioni, per quell'anima ardente che sembrava fissarvi in modo sardonico, nel volto selvatico di quel vecchio uomo di mare.

  • E come il membro d'una dinastia, sentendo un legame quasi mistico con i morti, ero profondamente scosso dalla sorte del mio immediato predecessore.

  • Avevo formulato la domanda in perfetta innocenza, ma la sua risposta (la differenza in fatto di distanza era insignificante) e il suo comportamento mi posero sulla via della semplice verità.

  • Come tutti gli stati emotivi molto semplici, anche questo era commovente.

  • Le mie illusioni, debbo dire, stavo perdendole in fretta.

  • Un dottore è umano per definizione. Ma quell'uomo lo era in realtà. Non parlava in modo professionale. Io non ero malato. Ma altre persone lo erano, e questo fu il motivo della sua visita a bordo.

  • Ero tremendamente stanco. Persino le stelle parevano stremate nell'attesa dell'alba.

  • Ci scambiammo un sorriso. Quello di Ransome un po' assorto, come al solito, il mio abbastanza fosco da corrispondere alla segreta esasperazione che mi rodeva.

  • Questi suscitavano speranza solo per annientarle nella più amara delusione, [...]

  • Il peso delle avversità cominciava a farsi sentire su di me. Nello stesso tempo detestavo quell'oscura debolezza del mio animo. Sdegnato, mi dissi che ci sarebbe voluto ben altro per intaccare minimamente la mia fermezza.

  • Credevo nel chinino. Vi proponevo tutta la mia fiducia. Avrebbe salvato gli uomini, la nave, infranto l'incantesimo con la sua potenza medicinale, avrebbe privato il tempo della sua importanza, avrebbe fatto del clima una mera preoccupazione passeggera, e, simile a una polvere magica che sconfigge misteriosi malefici, avrebbe protetto il primo viaggio del mio primo comando contro le potenze malefiche della bonaccia e della pestilenza.

  • È un fatto che, quanto più forte è la scossa che attraversa la mente, tanto più ci aiuta a sostenerla, provocando una specie di temporanea insensibilità.

  • L'intensa solitudine del mare agiva come un veleno nel mio cervello.

  • Invidiabile uomo! Tanto prossimo alla morte, mentre io dovevo sopportare in me il tumulto d'una sofferente vitalità, di dubbi e confusioni, pentimenti, e un'indefinita riluttanza ad affrontare l'orribile logica della situazione.

  • Il genere di malattia che avevo si chiamava indifferenza, la strisciante paralisi d'un orizzonte senza speranza.

  • L'unico che non si sarebbe potuto scusare ero io. Nulla dovrebbe mai essere dato per scontato. Il seme d'un insanabile rimorso aveva attecchito nel mio petto.

  • Tutto il senso del tempo si perde nella monotonia dell'attesa, delle speranze, dei desideri, [...]

  • e ogni volta che dovevo alzare la voce, era una stretta al cuore di rimorso e di compassione.

  • Le parole che ci scambiavamo erano poche e affatto puerili rispetto alla situazione. Dovevo costringermi a guardarli in faccia. Mi aspettavo di trovare occhiate di rimbrotto. Non ve n'erano mai.

  • [...] mi chiedo ancora se fosse la tempra della loro anima o la partecipazione della loro immaginativa a renderli così meravigliosi, così degni del mio imperituro ricordo.

  • Ciò che temevo era mi sfuggisse una nota stridula, mandando a monte il mio equilibrio.

  • Le stelle riapparvero sulle nostre teste, puntuali e tediose, ma l'aria rimase stagnante e oppressiva.

  • [...] ma nel ricordo, ora, in quei dì la mia vita si sostentava con un'inguaribile ansia, quasi una specie di stimolo infernale che al tempo stesso eccita e consuma.

  • Adesso comprendo quello strano senso di incertezza del mio passato. Ho sempre sospettato che avrei potuto non farcela. Ed ecco la prova sicura. Sto eludendola. Non riesco a farcela.

  • Attesi per alcuni attimi, sostenendo a fatica il peso dei miei peccati, il sentimento della mia imperfettezza morale, [...]

  • Egli era là solo, io ero solo, e ognuno era solo là ove si trovava.

  • A confronto con la disperata uggiosità dei giorni precedenti, quello attuale rea un moto vertiginoso.

  • E io vidi, sotto il valore e la bellezza della persona, l'umile realtà delle cose.

  • “No” risposi. “Non stanchezza. Vi dirò come mi sento, capitano Giles. Mi sento vecchio. E credo di esserlo”

  • “No, no. La verità è che nella vita non bisogna dare troppo peso a niente, né al bene né al male”

  • [...] lo udii salire la scaletta del boccaporto con cautela, gradino per gradino, nel timor panico di risvegliare improvvisamente l'ira del nostro comune nemico, ch'era suo destino di dover consapevolmente portare nel petto fedele.

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