domenica 4 ottobre 2009

M. DURAS – L'amante

  • Avevo paura di me, avevo paura di Dio.
  • In me c'era anche posto per il desiderio, a quindici anni avevo il volto di quel piacere che ancora non conoscevo.

  • Ebbene, mentre esso accadeva, la sua importanza era ignorata da tutti.

  • Alla foto non fatta deve la sua virtù, quella di rappresentare un assoluto, di esserne l'artefice.

  • Ha smesso di essere un dato grossolano e fatale della natura. È diventato l'opposto, una scelta che contrastava la natura, una scelta dello spirito. Improvvisamente è diventata una cosa voluta.
  • Quel che ignoro, come doveva ignorarlo lei, è la natura di ciò che s'imponeva al suo spirito e le causava quello scoraggiamento.

  • Ho capelli folti, soffici, sensibili, una massa ramata che scende fino alla vita. Mi sento ripetere che sono quanto ho di più bello e io ne deduco che non sono bella.

  • Questo mancare delle donne a se stesse sempre l'ho sentito come un errore.

    Non c'era da attirare il desiderio. Il desiderio era in lei che lo provocava o non esisteva. C'era fin dal primo sguardo o non era mai esistito. Era l'immediata intesa sessuale tra due persone o non era niente.

  • Il difficile non è raggiungere qualcosa, è liberarsi della condizione in cui si è.

  • Mi guarda con simpatia, forse considera un buon segno che la piccola abbia, nel vestirsi, inventiva e fantasia, apprezza l'originalità, lei che è austera come una vedova, vestita di grisaglia come una spretata, la mia originalità la piace.

  • Per questa ragione la madre lascia che la figlia di vesta come una prostituta bambina. Ed è per questa ragione che la bambina sa già come combinare l'interesse che desta negli altrie l'interesse che ha lei per il denaro. La madre ne sorride.

  • [...] credo di aver parlato del nostro amore per nostra madre, ma non so se ho parlato anche dell'odio, di quanto ci amavamo e di quanto anche riuscivamo a odiarci, vivendo questa storia di rovina e di morte che era la storia della nostra famiglia – una storia fatta di amore e odio, che sfugge ancora ad ogni mio intendere, che mi è ancora inaccessibile, celata nelle profondità della mia carne, ceca come un neonato il primo giorno.

  • Non ho mai scritto credendo di farlo, non ho mai amato credendo di amare. Ho solo aspettato dietro quella porta chiusa.

  • Era troppo tardi per ritrovarsi. Fin dal primo sguardo l'abbiamo capito. Non c'era più niente da ritrovare.

  • E starò sempre lì a pentirmi di tutto quello che faccio, di tutto quello che lascio, di tutto quello che prendo, il buono e il cattivo, l'autobus, il conducente dell'autobus col quale scherzavo, le vecchie che masticavano betel, sedute in fondo, i bambini sui portabagagli, la famiglia di Sadec, l'orrore della famiglia di Sadec, il suo geniale silenzio.

  • Non prova nessun sentimento preciso, non odio e neppure ripugnanza, allora forse è desiderio. Non lo sa.

  • Ad un tratto lei sa, in quell'istante lei sa che lui non la conosce, che non la conoscerà mai, che non avrà mai modo di conoscere un essere tanto perverso, che non potrà mai riuscire ad afferrarla.

  • [...] le era piaciuto già sul traghetto, le piace, tutto dipende da lei.

  • Gli dice: vorrei che non mi amassi, e se mi ami, vorrei che facessi come con le altre donne. Lui la guarda, spaventato, domanda: è questo quello che vuoi? Lei risponde di sì. E lui soffre già, in quella camera, per la prima volta, su questo certo non mente.

  • Lei piangendo, lo fa. Prima c'è il dolore. Poi quel dolore viene sopraffatto, trasformato, strappato via lentamente, portato verso il piacere, avviluppato ad esso.

    Il mare, sconfinato, semplicemente incomparabile.

  • Asciuga il sangue, mi lava mentre io lo guardo. Insensibilmente torna a crescere il desiderio di lui.

  • Ascolto come parla, come si sbaglia, come mi ama anche, con una teatralità insieme convenzionale e sincera.

  • Il suo eroismo sono io, il suo servilismo è il denaro paterno.

  • [...] ormai può solo peggiorare la situazione e di conseguenza perdermi.

  • [...] è come se non avesse parlato, come se nessuno avesse sentito. Il suo tentativo annega nel silenzio.

  • Lui da principio fa finta di non aver sentito, e io, secondo la logica del fratello maggiore, non devo ripetere, reiterare la domanda, farlo sarebbe uno sbaglio, sarebbe accondiscendere alla sua ritrosia.

  • Intorno al ricordo, il chiarore livido della notte del cacciatore, e uno stridulo segnale di allarme, come un grido di un bambino.

  • Mai buongiorno, buonasera, buon anno. Mai grazie. Mai una parola, mai il bisogno di dire una parola. Muti, lontani.

  • Non l'ha fatto. È stata imprudente, incoerente, irresponsabile. Era tutto questo. Ha vissuto. L'abbiamo amata tutti e tre oltre l'amore. Proprio perché non avrebbe potuto, perché non poteva tacere, nascondere, mentire, noi tre, pur così diversi, l'abbiamo amata allo stesso modo.

  • Si picchiano senza una parola, si sente solo il loro respiro, i lamenti, il rumore sordo dei colpi. Mia madre, ogni volta, accompagna la scena con grida da melodramma.

    Sono entrambi capaci di quegli scatti di collera, cupa, omicida, che si vedono solo nei fratelli, nelle sorelle, nelle madri. Il fratello maggiore soffre di non poter far liberamente il male, di non disporre del male, non solo qui, ma ovunque. L'altro di assistere impotente a un tale orrore, a una tale inclinazione del fratello.

  • Dimentico tutto, persino di dire che ridevamo tanto, io e il mio fratellino, ridevamo sino a rimanere senza fiato, senza vita.

  • Siamo amanti, non possiamo smettere di amarci.

  • Il ricordo degli uomini non ha mai la luminosa chiarezza che ha quello delle donne.

  • Ricordo la sua grazia, è troppo tardi per dimenticarla, niente ha ancora raggiunto quella perfezione, niente la scalfirà mai, né le circostanze, né il momento, né il freddo, né la fame, né la disfatta tedesca, né la piena luce sul Crimine.

  • [...] porgeva il suo sapere con un garbo sublime, usava la sua competenza in maniera essenziale e trasparente, senza mai farla sentire come un obbligo, un peso. Era un uomo sincero. Era sempre una gioia incontrarlo per strada, al bar, era felice di vederti, ed era vero, ti salutava in letizia.

  • Quando me ne sono andata, quando l'ho lasciato, per due anni non mi sono avvicinata a un uomo. Ma forse questa inesplicabile fedeltà era fedeltà a me stessa.

  • È dolce, affettuoso, come sempre dopo i suoi delitti o quando ha bisogno di aiuto.

  • Loro due soli. È giusto che sia così. È un'immagine splendida e intollerabile.

  • Perché gli era impossibile dimenticare così presto quell'amore, era ancora troppo nuovo, troppo forte, troppo impregnato della sua violenza nascente, [...]

  • Ricordo una certezza avvertita da tutto il mio essere: se solo mi sfiorerà con la mano, cadrò a mia volta in uno stato ben peggiore della morte, nella follia.

  • Il loro errore è davanti agli occhi di tutti. Entrambe sono votate al discredito per la natura del corpo che hanno, accarezzato dagli amanti, baciato dalle loro bocche, abbandonato all'infamia di un piacere che fa morire, si dice, morire di quella misteriosa morte che colpisce gli amanti senza amore.

  • Ci siamo guardate a lungo e poi lei ha sorriso, un sorriso dolcissimo, un po' ironico, segnato da una conoscenza tanto profonda dei suoi figli, di ciò che il futuro avrebbe riservato loro, che c'è mancato poco che le parlassi di Cholen.

  • Mi guarda e dice cose indimenticabili: agli uomini piaci? Proprio così, rispondo, piaccio lo stesso. A questo punto dice: piaci anche per quello che sei.

  • [...] tra noi non ci guardiamo mai ma guardiamo le foto, ognuno per conto suo, senza una parola di commento, però le guardiamo e ci vediamo.

  • [...] nessuna immagine di quei luoghi incredibili, sempre provvisori, al di la di ogni bruttezza, da scappare, [...]

  • È in quest'assurdo coraggio della specie che io ritrovo una grazia profonda.

  • Fa l'amore ogni sera con la sua bambina e talvolta si spaventa, si preoccupa della sua salute, come se scoprisse che è mortale e pensasse improvvisamente di poterla perdere. [...] E di quel disgusto che lei talvolta ha della vita, [...] e improvvisamente urla e piange di rabbia all'idea di non poter cambiare la sorte, [...]

  • Lui, il volto contro di lei, riceve il suo pianto, se la preme contro, folle dal desiderio delle sue lacrime, della sua rabbia.

  • Lei si addormenta esausta appoggiandosi a lui, che la sveglia con i suoi baci.

  • Lei ha l'incomparabile attenzione di chi non capisce cosa gli dicono.

  • Credo che la mia vita abbia cominciato a delinearsi. So già parlare a me stessa, dirmi che ho vagamente voglia di morire. Queste parole non le posso scindere già più dalla mia vita. Credo di aver vagamente voglia di star sola, mentre mi accorgo di non esserlo più da quando sono uscita dall'infanzia, dalla famiglia del Cacciatore.

  • Prima la mente si rifiuta di capire e poi, bruscamente, da ogni parte, dalla profondità del mondo, il dolore è arrivato, mi ha sommersa, mi ha trascinata, non riconoscevo niente, esisteva solo il dolore, [...]

  • Che la vita è immortale mentre è vissuta, mentre è in vita. Che l'immortalità non è una questione di tempo, non è una questione di immortalità, è qualcosa di ignoto.

  • Come se lo amassi per sempre e niente e niente di nuovo potesse succedere a questo amore. Avevo dimenticato la morte.

  • Le partenze erano tutte uguali. Come le prime partenze sui mari. Il distacco dalla terra avveniva sempre nel dolore e nella disperazione, ma questo non aveva mai impedito agli uomini di mettersi in viaggio, agli ebrei, ai pensatori, a chi amava i viaggi per mare, e non aveva neppure impedito alle donne di lasciarli andare, alle donne che non viaggiano mai, che rimanevano a custodire il luogo natale, la razza, i beni, la ragion d'essere del ritorno. Per secoli le navi avevano reso i viaggi più lenti, più tragici di quanto non lo siano ai giorni nostri. La durata del viaggio corrispondeva alla sua lunghezza, in modo naturale. Si era abituati alle lente velocità umane per terra e per mare, ai ritardi, all'attesa del vento, delle schiarite, dei naufragi, del sole, della morte.

  • Una volta fissata la data della partenza, anche se ancore lontana, non riusciva a far più niente con il mio corpo. Era successo improvvisamente, a sua insaputa. Il suo corpo non voleva più colei che era decisa a partire, a tradire.

  • Manteneva tutta la sua dolcezza, anche nel dolore.

  • A volte diceva che voleva accarezzarmi perché sapeva che ne avevo un una gran voglia e voleva guardarmi quando arrivavo al piacere. Lo faceva, mi guardava e mi chiamava la sua bambina. Avevamo deciso di non vederci più, ma non era possibile, non era stato possibile.

  • Questa era la cosa più terribile: il sorgere del sole, il mare vuoto, la decisione di abbandonare le ricerche. Il distacco.

  • [...] tutto a un tratto non era più sicura di non averlo amato, solo che quell'amore non l'aveva visto perché si era perso nella storia come acqua nella sabbia e lei lo ritrovava soltanto ora, nell'istante della musica sul mare. Come più tardi, l'eternità del fratellino attraverso la morte.

  • Il ricordo della ragazza bianca, il suo corpo doveva esser lì, sdraiato attrverso il letto. A lungo lei deve essere rimasta la padrona del suo desiderio, ciò che per lui significava emozione, immensità della tenerezza, cupa e terribile profondità della carne.

  • Forse si sbagliava, forse aveva pianto con lui, senza una parola, per tutta la notte. E l'amore sarebbe venuto dopo quel pianto.

  • Ma poi glielo aveva detto. Le aveva detto che era come prima, che l'amava ancora, che non avrebbe potuto mai smettere di amarla, che l'avrebbe amata fino alla morte.

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